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Publicato da: Giorgia il 24/02/21 10:31

MILANO e il suo MURO DELLA GENTILEZZA

E’ ormai da un anno che a Milano c’è un muro tutto solidale: il MURO DELLA GENTILEZZA, una parete alla quale si possono appendere indumenti che non si utilizzano più per metterli a disposizione delle persone che non possiedono nulla per coprirsi.

Situato in Via Luigi Noto al civico 7, non lontano dal Cimitero Monumentale e a pochi metri dalla Fabbrica del Vapore, è nato un luogo dove la generosità di chi dona incontra le necessità di chi spesso si vergogna a tendere la mano e prova imbarazzo a mettersi in coda per un giaccone o un paio di scarpe in buono stato.

Il progetto è a cura dell’Associazione il Tempo del Futuro Perduto, e fu inaugurato nel Gennaio 2020.

La solidarietà a Milano ai tempi della pandemia

L’iniziativa è stata colta con molto entusiasmo dai milanesi; chi vuole passa e dona qualcosa, chi ha bisogno può prendere quello che gli serve.

Nel corso dei 12 mesi sono state raccolte oltre 10 tonnellate di indumenti usati, 400 coperte invernali, più di 13 mila libri e centinaia di giocattoli per bambini di tutte le età. Cappotti, sciarpe, cappelli, maglioni, stivali. Si trova di tutto, Un punto di scambio aperto notte e giorno.

All’interno della struttura c’è una gigantesca libreria per il bookcrossing, chi arriva prende il titolo che vuole e se lo porta a casa. Mentre nel giardino sul retro, proprio accanto alla Fabbrica del Vapore, c’è un grande murale che ritrae Giulio Regeni e Valeria Solesin, “i volti dei giovani a cui è stato rubato il futuro”.

Un servizio che precedente alla pandemia, era basato su consegne più o meno sporadiche da parte dei milanesi, ma che con la pandemia è diventato uno sportello permanente di supporto.

Se nei primi due mesi del 2020 i doni appesi al Muro della gentilezza venivano destinati in prevalenza ai rifugiati, ai senzatetto o alle persone in condizione di grave emergenza, ora con la pandemia il panorama si è allargato. Ci sono molti rider, o madri rimaste senza lavoro. In alcuni casi, ci sono persone che prima del coronavirus donavano oggetti, mentre dopo si sono trovate a prenderli.

I Muri della Gentilezza nel mondo

Il Muro della Gentilezza milanese non è il primo a sostegno di persone che vivono nel bisogno, definiti “Walls of Kindness” sono nati nel 2015 in Iran e diffusi in diverse parti del mondo.

Su Internet vengono ricostruite le origini del primo muro della gentilezza; tutto sarebbe iniziato nella città iraniana di Mashhad quando un signore (che ha preferito rimanere anonimo) avrebbe piantato dei chiodi in un muro e avrebbe attaccato degli attaccapanni, aggiungendo un biglietto con scritto: “Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo”. Nel giro di poche ore sarebbero comparsi maglioni, cappotti, sciarpe, e ogni tipo di abbigliamento.

Nel 2016 anche a Palermo era nato un Muro della Gentilezza, in via Celso, che però non durò a lungo perché non era gestito da nessuno.

Lo stesso è accaduto a Roma dove su una facciata della sede della municipalizzata AMA di via Cassia 1761 gli studenti del liceo Marymount International School di Vigna Clara avevano portato l’iniziativa. Più volte però il muro era diventato una sorta di discarica dove si gettava di tutto e alla fine il progetto fu chiuso.

A Trento è stato posizionato un’armadio in piazza Fiera per poter appendere gli abiti usati. E’ stato poi decorato dallo street artist Senka Semak.

A Firenze il Muro della Gentilezza si trova al Parco della Misericordia, a Borgo San Lorenzo.

Mentre a Bologna lo hanno ideato le tate dell’asilo nido “La Trottola”, per aiutare i bambini in difficoltà.

E poi ci sono i muri a Parma e a Sestri Levante, in provincia di Genova che c’erano ma non ci sono più: dismessi in seguito a delle ordinanze municipali, per le mancate autorizzazioni.

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